Chi o cosa sono ?
I tarocchi sono degli enzimi che attivano la vita spirituale dell’essere umano consentendogli di attingere agli strati più profondi del suo essere, individuale e collettivo. Celano e svelano il loro segreto in funzione della profondità con la quale si medita su di loro. Essi creano dei collegamenti, dei veri e propri “cablaggi” con piani e realtà apparentemente lontane e differenti. Funzionano quindi per analogia, concetto essenziale per intravedere l’aspetto esoterico di tutta la realtà. L’analogia è la vera chiave per comprendere la natura nella sua complessità. Il linguaggio simbolico dei Tarocchi, in particolare degli Arcani maggiori, li collega indissolubilmente alle 22 lettere ebraiche, vettori di energia spirituale, che agiscono su vari livelli percettivi (forma, suono, significato) e che consentono di accedere a piani sempre più sottili. Requisito essenziale per iniziare a comprendere il linguaggio muto de i simboli è un atteggiamento di apertura e umiltà intellettuale. Più l’essere umano si sente vuoto, non affetto dalla più grave delle malattie spirituali, la presunzione di sapere, e più forte sarà l’effetto del simbolo, che mai può essere compreso razionalmente. Le funzioni razionali, scrive Jung, sono per loro natura incapaci di creare simboli e di conseguenza incapaci di “ascoltarli”. Uno dei presupposti dei Tarocchi, ma a monte della cabalà che in essi è intessuta con fili quasi invisibili, è proprio l’accettazione del paradosso … che una cosa possa essere questo ma anche l’altro allo stesso tempo. Solo allora le due parti del nostro cervello (emisfero destro maschile e emisfero sinistro femminile)“si innamorano”, come dicono i cabalisti in termini assolutamente poetici. Per far ciò è necessario trascendere la parte razionale, solare, maschile che è presente in ognuno di noi, uomo o donna che sia, per lasciare spazio alla parte femminile, serbatoio di potenzialità oscure, perturbanti, (unheimlich), per usare un aggettivo caro a Freud, un’oscura fonte dove attingere la creatività e la saggezza più profonde.
Una storia che si perde nella notte dei tempi
Moltissime sono le teorie sull’origine dei tarocchi, ma di fatto è sconosciuta. Ricostituiscono il “libro di Toth”, l’unico libro sopravvissuto alle biblioteche egizie, sosteneva Antoine Court de Gebelin a fine Settecento collegandoli con i riti iniziatici dell’Antico Egitto.
E’ un’opera monumentale ed eccezionale, forte e semplice come l’architettura delle Piramidi e quindi duratura come queste […] scriverà quasi un secolo piu’ tardi Eliphas Levi che sostiene l’origine legata alla Cabalà.
Altri ancora ritengono che i tarocchi provengano dall’ Oriente e dalla Cina e che siano stati i grandi viaggiatori a portarli in Europa.
Le prime tracce ufficiali, in Spagna e Italia, nella veste a noi nota risalgono al Medioevo.
A immagini di origine biblica, (la Torre, il Giudizio, il Diavolo) si affiancano altre di sapore cristiano, come la Giustizia, la Forza, la Temperanza, virtu’ predicate dalla Chiesa.
Non mancano poi le grandi “potenze” dell’epoca: il Papa e L’Imperatore. La prima notizia italiana sui tarocchi è del 23 maggio 1376: nel Libro di Provvigione fiorentina viene dichiarato un nuovo gioco cui viene applicata la legge della zecca. Famose sono le carte illustrate nel 1392 per Carlo VI, Tarocco Grigonneur, conservate alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Al XV secolo risalgono i mazzi Visconti-Sforza, sparsi in vari museo e collezioni private e che hanno dato, con ogni probabilità, origine ai mazzi classici e in particolare alla variante marsigliese dalla quale deriva gran parte dei Tarocchi moderni. In Francia il primo mazzo di Nicolas Conver viene stampato nel 1761 e si chiamerà il “mazzo di Marsiglia”. Altri mazzi, piu recenti vennero realizzati da Arthur Edward Waite (1857 – 1942) facente parte dell’ordine dei Rosacroce, e da Oswald Wirth e infine Alister Crowley, personaggio controverso, che modifico’ pesantemente l’iconografia.