ra realtà e leggenda
Oggi è considerato il patrono dei farmacisti e degli erboristi; il suo nome è spesso abbinato a preparazioni officinali e fitoterapiche. E’ addirittura sponsor di un treno Intercity. Ma chi era realmente questo personaggio divenuto leggendario già pochi anni dopo la sua morte ?
Si dice che sentendo avvicinarsi la fine Paracelso abbia chiamato il suo fedele servitore e porgendogli un’ urna contenente della strana polvere gli abbia detto: “non appena il mio corpo sarà freddo, lo taglierai a pezzi, il più piccoli possibili e lo cospargerai con questa polvere. Riporrai tutto in una cassa chiudendola accuratamente. Ricordati di non aprire assolutamente la cassa prima che siano trascorsi nove mesi !” Il servitore promise, e quando fu il momento, eseguì alla lettera gli ordini del “Maestro”. Ma la curiosità ebbe la meglio sulla promessa. E, la cassa venne aperta dopo soli 6 mesi. Con sorpresa e raccapriccio il servitore vide all’interno un esserino completamente formato che alle prime boccate d’aria spirò. Se il servitore disubbidiente avesse obbedito – almeno così dice un’antica leggenda – Paracelso e la sua arte sarebbero rinati.
"Non sia di altri chi può esser di se stesso".
Era il suo motto, al quale fu sempre coerente. Contrariamente a molti altri colleghi fu sempre sé stesso e non si inginocchiò innanzi ai potenti del tempo fedele alla virtù che dovrà sostenere il medico fino alla morte", l’assenza di venalità e presunzione.
Questo atteggiamento non gli facilitò certo la “carriera”. Anzi fu oggetto di invidie feroci, fu attaccato e accusato dalla classe medica con cui da parte sua non fu certo tenero:
"La vostra arte non consiste nel curare il malato, ma nel carpire il favore dei ricchi, nell’imbrogliare il povero...Voi appartenete alla stirpe dei serpenti, e io non aspetto da voi altro che veleno.
Viene da chiedersi cosa avrebbe fatto al giorno d’oggi.
Precursore
Già cinque secoli fa Theophrastus Bombastus von Hohenheim, questo era il suo vero nome, predicava e applicava la medicina misura d’uomo. Si occupò delle grandi piaghe del suo tempo, dalla peste alla sifilide, ma anche di altre patologie più “attuali” come l’epilessia o le malattie mentali. Trattò argomenti che sarebbero divenuti di interesse scientifico solo secoli dopo come l’isteria, le ossessioni o i sogni.
Inevitabili piovvero le accuse, di ogni genere. Si disse che era un mago, che praticava la stregoneria che era un miscredente. Ma non era così.
“CURRICULUM”
Nasce in un minuscolo paesino della Svizzera nel 1493. Figlio di un medico frequenta diverse „Scuole Superiori“ prima a Vienna e poi a Ferrara dove nel 1515 ottiene la laurea in medicina. Viaggiò in tutta Europa dalla Spagna alla Danimarca, forse si recò anche in India, di certo fu fatto prigioniero dai Tartari. Tra il 1521 e il 1524 Paracelso ritorna in Italia, al servizio di Venezia, dove lavorò come chirurgo militare nell'esercito imperiale partecipando a molte spedizioni militari di quei tempi. Dopo infinite peregrinazioni approda finalmente a Salisburgo dove era stato invitato dal Principe Palatino, il duca Ernst di Baviera, grande amante e studioso di alchimia e esoterismo e dove raccolse i frutti della sua fama anche se per poco. Morì a 48 anni in una stanzetta della Locanda al Cavallo Bianco.
Scritti solo ieri, almeno così sembra
"Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandar via l'inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l'inverno, ma l'inverno che causa la neve"
“In cielo e nella natura non vi è nulla che non si trovi anche all’interno dell’uomo”.
La filosofia non è nient’altro che natura invisibile, e la natura non è nient’altro che filosofia visibile.
dove riposa ?
Nella città natale di Mozart, peraltro poco amata dal musicista, riposa anche Paracelso; sulla sponda destra del fiume Salzach, in un piccolo cimitero che si snoda intorno alla chiesa barocca di San Sebastiano, tra vialetti di ghiaia e pianticelle fiorite lontano dal trambusto delle vie del centro brulicanti di turisti.
Per tornare brevemente a Mozart, qui riposa anche buona parte della sua famiglia, dal padre Leopoldo, all’amata moglie “Stanzi” e a quello che avrebbe sostituito Mozart quantomeno nel cuore dell’ambiziosa Constanze, un certo Georg Nicolaus von Nissen, passato del tutto inosservato nella storia anche perché il suo nome rimane sul retro, sulla parte frontale non vi era più posto.
Il cimitero, progettato da un architetto italiano sul modello del “campo santo” è ormai in “disuso” dal 1879 fatto che a contribuito notevolmente a farlo diventare un luogo quasi idilliaco, un tranquillo giardino dove meditare sulle bellezze di questo mondo e magari sulla frase con cui Paracelso volle accomiatarsi dal mondo:
Qui giace sepolto
PHILIPPUS THEOPHRASTUS
L’eccellente dottore in medicina
che curò con miracolosa arte
ferite gravi, lebbra, idropisia e altre insanabili malattie
e che distribuì tutti i suoi averi tra i più poveri
Nell’anno 1541, il giorno 23 di settembre
ha scambiato la vita con la morte
PAX VIVIS, REQUIES AETERNA SEPULTIS