Vorrei raccontarvi qualcosa sul dormire/sognare e sul suo contrario ovvero lo stato di veglia, come tramandato dalle antiche fonti cabalistiche.
Da dove provengano le parole sonno e dormire, piuttosto che veglia o essere svegli in italiano (come in tutte le altre lingue tranne l’ebraico) ci dice poco. In ebraico invece la parola dormire contiene in sé la radice e il significato di “doppio” e ripetizione. Se pensiamo che comunemente il termine dormire viene associato all’idea di essere “dissociati dal conscio” nella lingua sacra esso ci dice esattamente il contrario: qualcosa che esiste doppio, parallelo. Si comprende quindi perché in quest’ottica il mondo del sogno (la porta della profezia) sia molto più importante di quello dello stato di veglia. In questo mondo accade che due cose siano in qualche modo unite e contemporanee. Nel sonno/sogno l’essere umano (Adam) sperimenta nuovamente la condizione dell’essere vestito di luce, come era in paradiso, prima della “caduta”. Solo a quel punto, per vivere nella dimensione terrena, si riveste di pelle. In ebraico le due parole luce e pelle si pronunciano allo stesso modo ovvero OR. Solo che una inizia per aleph e l’altra per ayin. La pelle, (associata alla veglia) ci limita e ci blocca nello spazio-tempo. Con questa limitazione nasce anche la paura che nell’altra dimensione è assente. Nella dimensione del doppio/sogno, l’essere umano vive entrambe le realtà: l’essere vestito di luce e il prendere dall’albero della conoscenza (del bene e del male) che un male non è perché è il suo destino. Il peccato non c’entra nulla. Con quell’atto inizia il suo cammino. Inizia a crescere e ad evolversi (come andava correttamente inteso quel “crescete e moltiplicatevi”). Da un lato esiste il DIVENIRE. La fase sul lato della vita dove nulla perdura, tutto scorre ad iniziare dal tempo. Tornando alla paura, è la paura del passato, ma anche del futuro (ciò che lo attende). Su questa sponda l’essere umano è soggetto alla legge della causa ed effetto. Sull’altra sponda (sonno) esiste l’ESSERE, la a-causalità, la libertà. Per concludere e non andare troppo sul difficile, ancora qualche parola sul sogno, cholam, in ebraico. Il valore segreto di cholam è 500, valore che rappresenta simbolicamente la distanza tra cielo e terra ma anche la circonferenza dell’albero della vita.
L’ultima lettera dell’alfabeto ebraico che è la Tau, vale 400, con la quale finisce la "misura del mondo". 500 rappresenta dunque tutto ciò che non è più misurabile. Nel sogno (500) l’essere umano non conosce più separazione tra cielo e terra, tra la sua realtà nel vestito di luce e nel rivestimento di pelle. Essere un sognatore non significa avere i “piedi per aria” in senso negativo bensì essere connessi alla possibilità di vivere in quella dimensione dove le regole del mondo non valgono più. Non a caso i profeti venivano anche definiti i sognatori.
Buona notte allora e sogni d’oro !