Tornando a Venere-binah qui troviamo il nome Dalila, la donna che provocò la rovina di Sansone (un giudice) quindi un archetipo femminile assai perturbante al quale si aggiunge, tra l'altro, anche il termine razza, aspetto che certamente ebbe un peso per Kafka specie nella sua relazione con Milena Jesenska che non era ebrea. Altro archetipo severo è la parola Boaz sia intesa come colonna sinistra del tempio di Salomone, sia come personaggio biblico, (ancora un giudice). I personaggi biblici, i loro nomi e le loro storie sono da intendersi come metafore che entrano in risonanza con la costellazione del tema natale di ogni persona. La valenza rigorosa di venere-binah si trova potenziata sulla sephira sottostante ghevurah-marte (sempre sul lato sinistro) svettante in 10. casa dove troviamo il termine Dan (una delle 12 tribù di Israele, quella dei giudici) accanto al magnifico termine luce avvolgente. Chi conosce Kafka avrà già riconosciuto alcune delle tematiche ricorrenti in tutta la sua opera letteraria-vita.
La questione del giudizio è lampante già in titoli tra i più noti come Il Processo e La Condanna, (vedi anche la 1. parte di questo post). Chi era il giudice ? Kafka con se stesso ? O nella 10. casa potremmo intravedere l'ingombrante figura paterna la cui tematica irrisolta ha comunque contribuito in modo decisivo anche se contorto e sofferto, kafkiano insomma, al successo delle sue opere. Impossibile non citare la lettera al padre, che ovviamente non avrebbe scritto i quel modo se il padre fosse stato diverso. Spostandoci sul lato destro dell'albero sul già citato mercurio-chokmah troviamo anche la parola Golem, su cui si potrebbero scrivere pagine e pagine e che certamente appartiene indissolubilmente all'immaginario praghese-kafkiano.
NELLE IMMAGINI: JULIE LÖWY, LA MADRE DI KAFKA E L'ALBERO GENEALOGICO DELLA FAMIGLIA